Seminiamo la Biodiversità

“Il paesaggio è la sede della nostra anima collettiva”, parola di Carlin Petrini.


Seminiamo la biodiversità vuole innanzitutto aiutare le piccole aziende e i contadini a registrare nei cataloghi pubblici alcune varietà a rischio di estinzione consentendo loro di poter vendere autonomamente i propri semi, e garantendo alle varietà la sopravvivenza altamente minacciata. Occorre precisarlo: registrare negli elenchi pubblici le sementi tradizionali significa proteggerle dall'accaparramento delle multinazionali, garantirne la sopravvivenza e consentirne la commercializzazione in modo legale.


Altra finalità del progetto è sensibilizzare il grande pubblico sull'importanza dei semi.


Una partnership a favore della biodiversità

Seminiamo la biodiversità è frutto di una partnership tra Eataly, Arcoiris, unica azienda sementiera italiana esclusivamente biologica guidata da Antonio Lo Fiego, Francesco Sottile, docente dei Dipartimenti di Scienze Agrarie e Forestali dell’Università degli Studi di Palermo, e la Fondazione Slow Food per la biodiversità onlus.


Alla riscoperta degli ortaggi tradizionali italiani

Il progetto è stato lanciato ad aprile 2017 attraverso la commercializzazione in tutti gli Eataly di 40 varietà di semi di ortaggi tradizionali italiani, nessun ibrido commerciale, tutti certificati biologici o biodinamici prodotti da aziende di piccole dimensioni. Nel 2018, grazie al continuo lavoro di Antonio Lo Fiego e Francesco Sottile, le varietà sono diventate 52. Tra queste varietà troviamo: l’anguria di Faenza, il cavolo broccolo ramoso calabrese, la carota Nantese di Chioggia, la cicoria variegata di Castelfranco, il fagiolo dolico dall’occhio, l’indivia riccia mantovana, il melone rugoso di Cosenza, il peperone quadrato d’Asti rosso, il pomodoro scatolone o la zucca lunga di Napoli…


Perché Seminiamo la biodiversità?

Perché la biodiversità, lo sappiamo, è fortemente minacciata dall'agricoltura industriale, che tende a omologare le produzioni e ad aumentare le rese, senza tener conto dell’inquinamento, dell’impoverimento del suolo e dei consumi energetici. La svolta agroindustriale negli ultimi 70 anni ha drasticamente ridotto la diversità al punto che, secondo la Fao, il 75% delle varietà vegetali è ormai perso irrimediabilmente. Delle 80mila specie commestibili utilizzabili a scopo alimentare oggi se ne coltivano solo 150 di cui 8 sono commercializzate in tutto il mondo.


L'importanza dei semi

I semi, ce lo insegnano le comunità contadine, sono simbolo di vita e portatori di speranza. Sono un dono della natura. Per questo non possono essere proprietà esclusiva di pochi (nel 2017 nell’UE il 95% del mercato delle sementi da ortaggio era controllato dalle prime cinque compagnie del settore), ma devono essere considerati un bene comune. Essi sono il primo anello della catena alimentare, base della sopravvivenza del pianeta, selezionati e prodotti, da 10.000 anni, dalle comunità contadine di tutto il mondo che se li scambiano fra loro. Selezionare e produrre semi significa assicurarsi la possibilità di avere un buon raccolto nell'anno successivo, quindi la sovranità alimentare e l’indipendenza economica, e significa conservare la biodiversità in modo naturale. Primo anello della catena alimentare, i semi, al pari di una lingua o di un patrimonio gastronomico, sono l’espressione di culture e conoscenze che hanno radici profonde nel territorio d’origine.